Viaggio in Burundi di Ilaria / Agosto 2017

Erano diversi anni che sognavo di andare in Africa, un terra che mi ha sempre incuriosito, dai suoi paesaggi sconfinati ai sorrisi sinceri dei bambini.
La mia avventura ebbe inizio il 30 luglio assieme ad altri tre ragazzi e durò 20 giorni, sicuramente troppo pochi per poter immergersi appieno in una realtà così diversa dalla nostra, ma comunque sufficienti a far comprendere i veri valori della vita.
Durante la nostra permanenza fummo ospitati da un congregazione di preti burundesi che ci permisero di immergerci appieno nei loro progetti (Mattone, carte d’identità, adozioni a distanza,…) volti ad aiutare e integrare l’ultima delle tre etnie presenti in Burundi, i Pigmei.
Le nostre giornate erano piene, spiazzanti e ogni giorno non sapevamo cosa ci aspettasse.
Abbiamo visitato il mercato di Gitega dove compravamo la farina, il sale il pesce per poi portarli nei villaggi dei Pigmei che ogni volta ci accoglievano con i loro balli pieni di energia, ritmo e colori. Ogni bambino del villaggio emanava un’immensa voglia di vita con i loro grandi occhi scuri e con i loro sorrisi, nonostante vivessero in case di paglia, mangiassero una volta al giorno e spesso avessero un solo indumento con cui coprirsi.
I villaggi visitati furono davvero molti e, oltre a portar loro le risorse alimentari, regalammo degli indumenti che avevamo portato appositamente dall’Italia nelle nostre valigie, e inoltre aiutammo anche alcune persone malate garantendo le cure necessarie alla loro guarigione.
Abbiamo visitato un orfanotrofio gestito da suore, in cui erano presenti bambini orfani a causa dell’elevata mortalità delle donne durante il parto.
Abbiamo visitato un centro di bambini e ragazzi con difficoltà familiari o senza fissa dimora, anch’esso gestito da delle suore, il quale garantisce loro due pasti al giorno e lezioni di matematica, francese, inglese e attività ludiche varie.
Non è facile spiegare ciò che accade dentro di noi quando si vive un’esperienza simile, poiché raccontarlo non è mai come viverlo in prima persona, per questo consiglio questa esperienza a tutti perché permette di rivalutare molti aspetti della propria vita, in particolare ci fa essere consapevoli ancora di più di quanto la felicità non si trova nelle cose materiali e di quanto non ci manca davvero nulla per essere felici.
Spero un giorno di ritornare in Africa, di rivivere appieno i suoi colori, odori, ritmi, cibi e usanze che mi sono rimasti impresso e che la sera prima di addormentarmi mi ritornano in mente, spero anche di rincontrare tutte le persone che ho conosciuto, in particolare Chanel, una bambina presente in uno dei tanti villaggi visitati. Chanel era magra con un grande pancione, come la maggior parte dei bambini presenti nei villaggi. Mi rimase in mente poiché appena arrivati nel suo villaggio regalammo due caramelle ad ogni bambino e appena le diedi a Chanel lei le avvicinò a me, io credevo dovessi aprirgliele e così feci e gliele ridiedi ma lei me le ridiede avvicinandomele alle labbra come se dovessi mangiarle io, lo stesso fece quando le diedi un sorso d’acqua.
Al mio ritorno ho capito che ciò che ho ricevuto è sicuramente maggiore di ciò che ho dato; per questo consiglio a chiunque di ricavarsi un po’ di tempo libero e di mettere da parte qualche soldo perché vale veramente la pena di vivere un’esperienza simile che sicuramente porterete nel cuore per tutta la vita.